Riassunto del video
- Sono numerose le previsioni che parlano di tagli dei tassi; tuttavia, si è discusso poco su quale sarà la loro entità.
- La cifra media nel “dot plot” della Federal Reserve per il tasso dei fondi federali è del 2.5%, ma i mercati continuano a prezzare un tasso a lungo termine del 3.5%.
- Al contrario, la Federal Reserve continua a resistere alle aspettative di tagli significativi nel breve termine.
- Nel lungo termine, in Europa e nel Regno Unito, i futures sui tassi di interesse prevedono rispettivamente un tasso terminale del 2% e del 4%. Ciononostante, riteniamo che il primo sia eccessivamente basso e il secondo eccessivamente alto.
- Nel corso della prossima settimana, l’inflazione sarà un fattore determinante per l’andamento dei mercati.
I mercati stanno cercando di indovinare quando le principali banche centrali inizieranno a tagliare i tassi e fino a che punto scenderanno nel corso dell’anno. La questione del cosiddetto “tasso terminale” è stata trascurata, pur rappresentando una decisione cruciale per i piani di investimento a lungo termine, in quanto influisce direttamente sulle prospettive delle obbligazioni e indirettamente su quelle delle azioni.
Nel frattempo, la Federal Reserve ci offre una visione chiara del suo approccio alla questione, attraverso il “dot plot” a lungo termine per il tasso dei fondi federali, con una media del 2.5%. Tuttavia, le valutazioni di mercato per i tassi di interesse a lungo termine negli Stati Uniti mostrano valori notevolmente più elevati. Ad esempio, il mercato dei futures per il tasso dei fondi federali si assesta al 3.5% nel lungo periodo, un punto percentuale intero al di sopra della stima “ufficiale”. Questa discrepanza può essere in parte attribuita alla differenza tra la mediana e la media del dot plot: le proiezioni medie al di sopra della mediana superano quelle al di sotto. Eppure, persiste un divario significativo. Inoltre, per quanto riguarda il breve termine, la tendenza si ribalta: la Fed ha costantemente respinto le valutazioni del mercato per tagli anticipati e più ampi nel 2024.
Secondo un modo di dire dei mercati, sarebbe meglio “non combattere la Fed”, adottando dunque un atteggiamento paziente nel breve termine e uno ottimista sul lungo termine. Se la Fed ha ragione riguardo alla meta finale del tasso dei fondi federali, i bond risulterebbero più allettanti e le azioni ne beneficerebbero.
Per quanto riguarda i tassi di interesse nel Regno Unito e nell’Eurozona, i futures indicano un tasso terminale poco sopra il 2% per l’Eurozona e quasi del 4% nel Regno Unito. Tuttavia, il primo sembra troppo basso, mentre il secondo troppo alto. Infatti, considerando, ad esempio, le probabilità che la realtà si discosti di un punto percentuale da questi numeri, un 1% sembra incredibilmente basso nell’Eurozona, mentre un 3% è plausibile. Con l’obiettivo di inflazione al 2%, tassi di interesse sostenuti del 5% nel Regno Unito sono improbabili, a fronte di un 3% decisamente possibile.
Ciò suggerirebbe che, ipoteticamente, i bond a lungo termine siano più allettanti nel Regno Unito che in Europa.
Nel corso della settimana, sia nel Regno Unito che nell’Eurozona usciranno, tra gli altri, dati significativi sull’inflazione che avranno un impatto importante sulle decisioni delle banche centrali, catturando inevitabilmente l’attenzione dei mercati. Tuttavia, riteniamo che l’andamento previsto dei tassi di interesse a lungo termine sarà meno suscettibile alle influenze e, per questo, avrà un impatto più significativo.