Stati Uniti, Europa, Cina e resto del mondo si muovono in direzioni diverse
- I tassi d’interesse hanno raggiunto il picco o quasi, ma resteranno alti più a lungo. L’inflazione va stroncata una volta per tutte
- Negli Stati Uniti la recessione rimane probabile, molto più che in Europa
- Le azioni europee potrebbero nuovamente sovraperformare quelle statunitensi
Dagli Stati Uniti sono giunte sorprese economiche positive, mentre in Europa e in Cina i dati hanno mostrato meno vigore. Negli Stati Uniti la domanda di lavoro rimane superiore all’offerta, anche se si sta riallineando. L’indice ISM manifatturiero si è contratto per 10 mesi, mentre il PMI dei servizi si è espanso grazie alla solidità della spesa al consumo.
I recenti dati sull’occupazione alimenteranno l’inflazione, pertanto i tassi d’interesse dovranno rimanere sul loro livello di neutralità, che è difficile da determinare. Tuttavia, l’inflazione statunitense dovrebbe diminuire. La Federal Reserve divide l’inflazione in tre categorie: beni, alloggi e servizi alloggi esclusi. L’inflazione dei beni è al di sopra del trend ma in calo; gli affitti, che ora sono stazionari o in discesa, sono un indicatore anticipatore dell’inflazione dei costi abitativi, che si manifesta in ritardo. I servizi, infine, sono una funzione dei salari, e la crescita salariale ha raggiunto il picco del 7% nel 2022 ed è ora pari al 4,5%. Il tasso di posizioni vacanti e di dimissioni è diminuito.
Affinché si abbia un atterraggio morbido, le politiche monetarie delle banche centrali devono essere impeccabili. La Fed prevede il picco della disoccupazione al 4,1% e un aumento di mezzo punto del tasso di disoccupazione. Eppure, in base ai suoi stessi criteri, un aumento di tale portata causa una recessione. Nei cicli precedenti il tasso di disoccupazione è salito in media di 280 pb, non di 50 pb. Un rialzo di 500 pb che non provocasse una recessione sarebbe un evento senza precedenti storici.