Dopo il crollo dei mercati azionari globali causato dal Covid-19 nei primi tre mesi del 2020, nel secondo trimestre si è registrata una netta ripresa dai minimi. Questo rimbalzo è stato alimentato dai programmi di stimolo fiscale e monetario dei governi di tutto il mondo, la cui portata non si osservava dai tempi della crisi finanziaria globale. Alla luce del suo orientamento più difensivo nel primo trimestre (con una flessione del 14,7% a fronte del -21,3% dell’MSCI ACWI), la strategia Global Sustainable Outcomes ha evidenziato una ripresa più lenta, guadagnando il 17,4% a fronte del +19,4% del mercato.1
Sebbene i mercati azionari siano tornati in prossimità dei massimi, le economie e le società globali hanno subito un duro colpo, e nel corso del trimestre diversi paesi hanno pubblicato i dati economici e sulla disoccupazione più catastrofici mai registrati. Il Covid-19 è servito a mettere in evidenza le disuguaglianze sociali a livello globale, poiché le comunità a più basso reddito sono state colpite dalla crisi in misura sproporzionata. Tendenzialmente, queste persone hanno impieghi meno retribuiti nel settore dei servizi, che è stato il più penalizzato dalle interruzioni dell’attività, o non possono lavorare da casa e sono esposte a un maggior rischio di contagio. Ciò ha contribuito ad alimentare il malcontento sociale e politico in diverse parti del mondo. Nel corso del trimestre abbiamo assistito all’ascesa del movimento Black Lives Matter, che è nato come protesta contro il razzismo sistemico negli Stati Uniti e si è diffuso in tutto il mondo. Molte aziende, tra cui marchi sportivi come Adidas e Nike, hanno preso atto della necessità di introdurre politiche occupazionali più attive per affrontare il problema della scarsa diversità nel loro organico. Abbracciare la diversità sul posto di lavoro non è un bene solo per la società, ma anche per le aziende. Avere una forza lavoro che riflette meglio la propria base di consumatori aiuta a sviluppare in modo più efficace i prodotti e i servizi per soddisfare le loro esigenze. Ad esempio, nel settore delle vendite al dettaglio le donne rappresentano il segmento più ampio dei consumatori, ma sono per lo più assenti dal top management. In Gran Bretagna, nessuna azienda del settore delle vendite al dettaglio inclusa nel FTSE 350 è gestita da una donna, mentre in Europa solo il 3% delle 87 maggiori aziende di prodotti di consumo e di vendite al dettaglio ha dirigenti donne (secondo European Women on Boards, un’organizzazione sostenuta dall’UE)2 Ora la maggior parte delle grandi aziende afferma che migliorare la diversità razziale, etnica e di genere della forza lavoro è un obiettivo importante.
Tra l’altro, durante la pandemia le aziende sono state oggetto di un più attento esame per quanto riguarda il trattamento dei lavoratori, dei fornitori e delle comunità locali. Le accuse di sfruttamento dei lavoratori presso il rivenditore britannico Boohoo lanciate dai media sono sfociate in un boicottaggio dei clienti e in una bufera su Twitter. Il successivo crollo del 49% delle azioni di Boohoo3dimostra come fattori sociali come le pratiche scorrette dei datori di lavoro e lungo le catene di produzione possano avere un impatto reale sulle valutazioni finanziarie. Le azioni dell’impresa erano ancora in ribasso del 24% a metà agosto, a dimostrazione del fatto che gli effetti durano più a lungo delle bufere sui social media.
In definitiva, nell’investimento ESG l’attenzione degli investitori non si concentra più solo sui fattori ambientali, ma anche su quelli sociali, e aspetti come la trasparenza delle catene di produzione, le politiche occupazionali e il sostegno alle comunità locali influenzano in misura crescente la reputazione e i valori delle aziende. Investendo in aziende che danno un apporto positivo ai nostri temi sociali nell’ambito della strategia Global Sustainable Outcomes, ci auguriamo di poter contribuire a rendere il mondo più inclusivo.
Enfasi sul tema della sostenibilità: una ripresa verde
A Londra, nel pieno del lockdown sembrava più di vivere in campagna che non in una delle più grandi città del mondo. Il cielo era straordinariamente blu e il cinguettio degli uccelli non era più soffocato dal rumore delle auto e degli aerei in volo. E questo non accadeva solo a Londra. Le misure di isolamento a livello mondiale si sono tradotte in un calo senza precedenti delle emissioni globali di carbonio, che sono diminuite del 6% nei primi tre mesi dell’anno e del 17% solo in aprile.4
Fonte: Nature Climate Change, 19 maggio 2020.
Purtroppo, quest’aria pulita non è durata a lungo. La prima cosa che ho notato con l’allentamento del lockdown è stato il pessimo odore dei gas di scarico. Quanti danni provoca quest’aria inquinata ai nostri polmoni e a quelli dei nostri figli? Se i governi hanno reagito tanto rapidamente per combattere un virus respiratorio mortale, perché non possono intervenire con la stessa prontezza per affrontare l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico? A quanto pare, anche altri si sono posti la stessa domanda. Per molti, questa pandemia ha messo in evidenza la fragilità degli esseri umani e ha accentuato il senso di urgenza del cambiamento climatico.
Con il lancio di colossali programmi di stimolo fiscale nelle principali economie, i governi hanno avuto l’opportunità irripetibile di puntare a una ripresa e a una crescita più verdi e sostenibili. Purtroppo, le due superpotenze, nonché i maggiori inquinatori a livello mondiale, ossia Cina e Stati Uniti, si sono invece concentrate sulla ripresa economica a breve termine, varando programmi a sostegno di settori inquinanti come petrolio, gas e carbone. Ma l’Europa e molti altri paesi, tra cui il Regno Unito, la Corea del Sud e il Giappone, cercano di intraprendere un percorso differente verso la ripresa economica che si concentri anche sulla lotta al cambiamento climatico. Il governo britannico intende investire quasi 1,3 miliardi di sterline nell’edilizia “verde”5stanziare 2 miliardi di sterline in sovvenzioni per l’efficienza energetica a sostegno dell’occupazione e dell’economia.6 sterline per contribuire a ridurre le emissioni dell’industria pesante, dell’edilizia e dei trasporti.7
Alla fine del 2019 l’UE ha presentato il Green Deal europeo, che ha fissato un’ambiziosa tabella di marcia verso un’economia circolare e climaticamente neutra. Anziché sminuire queste politiche climatiche di lungo periodo a favore di interventi economici a breve termine, l’UE ha fatto del Green Deal il fulcro dei suoi piani di ripresa. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “Prima o poi troveremo un vaccino contro il coronavirus. Ma non esiste un vaccino contro il cambiamento climatico. Quindi abbiamo bisogno di un piano di ripresa concepito per il futuro”.8 Il piano per la ripresa dell’UE mira ad avviare una decarbonizzazione accelerata in Europa con investimenti per 1.800 miliardi di euro nei prossimi sette anni. Sarà in linea con gli obiettivi di neutralità climatica e il 30% del finanziamento totale, ossia circa 550 miliardi di euro, sarà destinato a progetti legati al clima. I principali beneficiari di questi finanziamenti saranno settori come le energie rinnovabili, i trasporti puliti, la ristrutturazione degli edifici (con l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica) e l’idrogeno, poiché queste aree contribuiscono a ridurre le emissioni di carbonio. A luglio è stata pubblicata la “Strategia per l’idrogeno per un’Europa climaticamente neutra” dell’UE, che probabilmente accelererà il calo dei costi dell’idrogeno verde a livello globale, oltre ad aiutare l’Europa a imporsi come leader del settore. La transizione verso un’economia più circolare è una componente fondamentale del piano, con l’introduzione da parte dell’UE di una nuova tassa sulla plastica il prossimo anno che favorirà le aziende che offrono alternative alla plastica e soluzioni di riciclaggio. Naturalmente, la creazione di posti di lavoro è un aspetto centrale di qualsiasi pacchetto di misure di stimolo, e il piano dell’UE mira a creare almeno un milione di posti di lavoro verdi per faciliatare la riconversione dei lavoratori dei settori inquinanti. Frans Timmermans, Commissario europeo per il clima, sostiene che una svolta verde contribuirà a creare molti più posti di lavoro, sostenendo una crescita economica più vigorosa e sostenibile. Oltre al pacchetto di misure di stimolo, l’UE propone anche di incrementare l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 dal 40% al 55% rispetto ai livelli del 1990.9
Se approvato, questo piano ambizioso implicherebbe nei prossimi 10 anni riduzioni delle emissioni maggiori di quelle effettuate negli ultimi 30 anni! In caso di vittoria del Partito democratico sotto la guida di Joe Biden, gli Stati Uniti seguirebbero le orme dell’Europa. Con il programma “Build back better”, Biden si è impegnato a stanziare 2.000 miliardi di dollari per l’energia pulita e la spesa per infrastrutture nell’arco di quattro anni.10Naturalmente, dovremo attendere novembre per sapere se la ripresa economica verde degli Stati Uniti diventerà realtà. La strategia Global Sustainable Outcomes investe in diverse società che beneficeranno di questi investimenti per la ripresa verde, tra cui: Orsted (eolico offshore), Samsung SDI (catena di produzione di veicoli elettrici), Kingspan (isolamento degli edifici), Sika (materiali edili ad alta efficienza energetica), Trane Technologies (impianti di riscaldamento e ventilazione ad alta efficienza energetica) e Johnson Matthey (catena di valore dell’idrogeno).
Principali aziende con un impatto sostenibile nel secondo trimestre 2020
Fonte: analisi/relazioni interne di Columbia Threadneedle Investments, al 13 agosto 2020. Il riferimento a specifiche azioni o obbligazioni non deve essere considerato una sollecitazione all’acquisto. Tutti i diritti di proprietà intellettuale dei marchi e dei loghi presenti in questa pagina sono riservati dai rispettivi proprietari.