In Cina, stiamo assistendo a un ciclo regolamentare che è iniziato alla fine del 2020. Possiamo aspettarci che ciò continuerà fino alle elezioni dell’anno prossimo e che il governo si focalizzerà sull’idea di prosperità comune. Riteniamo che l’intenzione non sia quella di smantellare il settore privato e che molti degli obiettivi strategici corrispondano in realtà ai desiderata delle economie occidentali, ad esempio la riservatezza dei dati e la riduzione delle pratiche monopolistiche. Intendiamo concentrarci sulle aree dell’economia esposte a fattori d’impulso politici, che trarranno vantaggio dal piano del governo di puntare sulla prosperità e sulla produttività nel paese, come ad esempio “Made in China 2025”, che spazia dall’industria dei semiconduttori alla biotecnologia fino ai veicoli elettrici, solo per citare alcuni settori. Crediamo che si sia conclusa la prima fase di regolamentazione in cui il premio per il rischio azionario legato alla regolamentazione interna sembrava già scontato e si stia passando alla fase successiva, in cui le disposizioni regolamentari vengono applicate. Vi sono anche segnali di allentamento delle politiche economiche con l’avvicinarsi dell’anno elettorale, ma possiamo aspettarci una normalizzazione di queste politiche anziché ampie misure di stimolo.
Sul fronte delle relazioni USA-Cina, prevediamo che la posizione dell’amministrazione Biden rimanga invariata, dato il sostegno bipartisan a Washington alla sua politica nei confronti di Pechino, e l’amministrazione dovrebbe avere anche il supporto dei paesi alleati. Monitoriamo altresì le opzioni relative ai dazi USA-Cina, in quanto il Segretario al Tesoro USA Janet Yellen sta esplorando la possibilità di ridurre i dazi dell’era Trump per cercare di attenuare in parte le spinte inflazionistiche.
Sebbene l’ottimismo sui vaccini abbia alimentato la fiducia degli investitori a livello mondiale, prevediamo che persisteranno difficoltà di distribuzione nel breve termine. Continuiamo a monitorare la portata delle nuove ondate di contagio su scala globale, valutando il rischio di nuove varianti. Contestualmente, le prospettive di inflazione restano un punto centrale sia per i mercati emergenti sia per quelli sviluppati, in quanto le banche centrali potrebbero iniziare a ridurre l’accomodamento monetario.
Va detto che i timori legati al tapering da parte della Federal Reserve hanno ancora un impatto sul sentiment relativo alle economie emergenti. Nel 2013, i “fragili cinque” sono stati identificati come i più a rischio in parte a causa dei loro ampi disavanzi correnti. Ciò pesa ancora sugli investitori in certa misura. Tuttavia, la nozione dei “fragili cinque” è superata, in quanto ormai solo la Turchia sembra vulnerabile. Anche escludendo la Cina, che ha un ampio avanzo corrente, a livello aggregato le economie emergenti evidenziano un surplus delle partite correnti. Ciò non significa che il mercato non reagirà ai timori per il tapering della Fed e si porrà le domande solo dopo, ma quando si porrà le domande, troverà risposte molto migliori che in passato. Sul piano degli investimenti, utilizzeremo la reazione emotiva dei mercati come un’opportunità per aggiungere specifiche imprese che giudichiamo positivamente nel lungo termine.
La dipendenza del mondo emergente da quello sviluppato sta venendo meno, grazie alla maggiore domande interna, che rafforza la capacità di tenuta nei confronti di forze esterne, allo sviluppo di mercati obbligazionari locali e alla stabilizzazione del differenziale dei tassi di interesse tra gli Stati Uniti e le economie emergenti. Pertanto, non abbiamo lo stesso grado di debolezza nei diversi punti deboli.
Attribuiamo anche molta importanza ai fattori ESG (ambientali, sociali e di governance), che diventeranno indubbiamente ancora più importanti nel corso del 2022. Comprendere la capacità di una società di gestire i suoi rischi ESG significativi è essenziale per valutare la qualità di un investimento. L’enfasi del nostro approccio di ricerca ESG è cogliere l’esposizione ai (e la gestione dei) fattori che hanno un impatto sulla performance tramite la regolamentazione, le minacce fisiche agli attivi, al marchio e alla reputazione nonché i costi operativi. Adottiamo un approccio basato sulla massima qualità e giudichiamo le società rispetto al gruppo dei pari.
Più in generale, crediamo che il principale trend di lungo periodo per i mercati emergenti sia la transizione da una crescita principalmente trainata dall’export a un’economia spinta dalla forza della domanda interna. Ciò si riflette nel cambiamento della composizione dell’universo, ormai dominato da società caratterizzate da una crescita strutturale di qualità più elevata e orientate al mercato nazionale. Nel 2008 oltre il 60% dell’universo era esposto alla crescita ciclica; oggi circa il 60% è esposto alla crescita strutturale. Inoltre, vi è stato un aumento di quasi il 90% del numero di imprese che si sono quotate nell’ultimo decennio. Crediamo che l’innovazione dell’universo, in termini sia di spessore che di qualità, sia ideale per gli stock picker ed è in quest’ambito che possiamo creare valore aggiunto con la gestione attiva. Gli investitori dovrebbero ormai considerare i mercati emergenti in un’ottica diversa.
La creazione strutturale di ricchezza, l’ascesa del ceto medio e le conseguenti modifiche dei consumi e dei servizi sono il tema dominante per noi. Ciò da luogo a diversi trend a nostro avviso, tra cui: la rivoluzione tecnologica, con l’emergere di società piattaforma con diverse integrazioni verticali (l’adozione della tecnologia in generale avviene di norma più rapidamente nei mercati emergenti in quanto l’infrastruttura non è così sviluppata ed è quindi più facile passare all’e-commerce); la penetrazione finanziaria, relativamente a cui osserviamo un incremento dell’inclusione e della partecipazione tradizionale, nonché sviluppi del fintech; e la localizzazione, con numerosi paesi intenti a creare marchi locali forti e a sviluppare industrie nazionali.