
Il 2024 è stato un altro anno positivo per i titoli tecnologici e le azioni in generale
Da inizio anno al 4 dicembre 2024, i listini azionari hanno archiviato solidi rendimenti. A guidare la sovraperformance delle azioni sono stati i cosiddetti “Magnifici Sette”, ossia le sette mega cap statunitensi del settore tecnologico. Di contro, i rendimenti dei titoli di Stato sono stati di poco sopra o sotto lo zero. Non sono mancate eccezioni alla generale fiacchezza dei rendimenti obbligazionari nel 2024: tra queste figurano i titoli high yield, favoriti da un profilo di performance correlato alle azioni.
Il grafico di quest’anno è incredibilmente simile a quello della campanella di fine 2023. Il 2023 è stato un anno di ripresa, cui ha fatto seguito un altro anno di crescita economica e di rialzi azionari nel 2024. Tali guadagni sono stati trainati dagli Stati Uniti, che hanno superato sia le aspettative che il resto del mondo.
Performance di mercato, da inizio 2024
Fonte: Columbia Threadneedle Investments e Bloomberg, al 4 dicembre 2024. IG = Investment Grade, HY= High Yield, TIPS = Treasury Inflation Protected Securities.
Questa è una Campanella di chiusura, per cui mi preme riesaminare e valutare quanto da me affermato nella Campanella di apertura di inizio 2024.
- Gli Stati Uniti hanno beneficiato di una “disinflazione immacolata”; Regno Unito ed Europa li hanno seguiti a ruota – 10/10, eccellente
- Crescita europea in lenta ripresa nel 2024 – 2/10, quale ripresa?
- Il Regno Unito si avvia verso una crescita più sostenuta e un’inflazione molto più bassa – 9/10, finora tutto bene
- I tassi d’interesse più bassi rendono interessanti le obbligazioni, le prospettive azionarie sono migliorate e l’oro dovrebbe brillare – 5/10, bene sulle azioni, benissimo sull’oro, malissimo sulle obbligazioni
Due risposte corrette e due suscettibili di miglioramento.
Serberò le mie previsioni dettagliate per la Campanella di apertura di gennaio 2025, ma posso già anticipare che l’analisi delle economie e dei mercati mostra che gran parte di queste tendenze rimarrà intatta.
La sovraperformance degli Stati Uniti dovrebbe continuare, sostenuta dai tagli dei tassi
La “disinflazione immacolata” negli USA ha ripreso il suo corso. Il calo dell’inflazione sta portando a una diminuzione degli aumenti salariali, nonostante l’aumento dei redditi reali. La riduzione dell’inflazione ha inoltre permesso alla Federal Reserve statunitense di tagliare i tassi, il che sosterrà la crescita nel 2025.
L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e il controllo repubblicano del Congresso dominano le notizie provenienti dagli Stati Uniti, soprattutto in virtù della sua agenda politica radicale. La nostra analisi del probabile impatto sull’economia e sui mercati statunitensi indica che la riduzione delle tasse e la deregolamentazione saranno positivi per gli utili delle società statunitensi e che l’impatto dei dazi sull’inflazione dovrebbe risultare inferiore a quanto paventato.
Il debito nazionale e i deficit di bilancio, elevati e in crescita, limiteranno fortemente la libertà d’azione della nuova amministrazione. Ciò rappresenta inoltre un importante fattore di rischio per l’economia e i mercati, soprattutto perché non è un tema a cui i Repubblicani dedicano molta attenzione.
I timori di recessione appaiono eccessivi: I criteri di concessione dei prestiti stanno diventando più permissivi
Criteri di erogazione dei prestiti a piccole imprese negli USA e PIL reale USA
Fonte: Macrobond Senior Loan Officier Survey, al 4 dicembre 2024.
L'economia dell'Eurozona registrerà una ripresa lenta e costante
Quest’anno l’economia dell’Eurozona ha deluso le aspettative e continua ad apparire alquanto anemica. Ciò è dovuto ai gravi problemi strutturali della Germania, che non sono stati affrontati dal governo e che derivano dalla sua precedente eccessiva dipendenza dal gas russo a basso costo, dalle automobili e dalle esportazioni verso la Cina.
Ma le difficoltà non riguardano solo l’industria manifatturiera e la Germania. Anche se questi problemi strutturali continueranno ad agire da freno, nel 2025 i consumatori verseranno in migliori condizioni, e ciò dovrebbe scongiurare una recessione in Europa. L’occupazione è rimasta elevata e la crescita salariale resta sostenuta, per cui i redditi reali sono in aumento. Con l’aumento della fiducia vediamo che i consumatori cominciano già a spendere.
La Banca centrale europea sta tagliando i tassi d’interesse in maniera aggressiva, quantomeno per i suoi standard. L’Istituto minimizza l’incidenza dell’attuale forte crescita salariale perché riconosce i rischi derivanti dal significativo impatto dei problemi strutturali sull’economia.
I consumatori europei ricominciano a spendere
Volume delle vendite al dettaglio nell'Eurozona, su base destagionalizzata
Fonte: Columbia Threadneedle Investments, Bloomberg e Macrobond, dati al 04 dicembre 2024.
La legge di bilancio britannica rallenterà il ritmo dei tagli dei tassi, ma farà ben poco per stimolare la crescita a lungo termine
Sebbene la versione britannica della “disinflazione immacolata” abbia risentito di una recessione tecnica a fine 2023, l’occupazione ha continuato a crescere e il 2024 ha segnato un calo dell’inflazione, l’aumento della crescita e la riduzione dei tassi d’interesse.
Tuttavia, l’effetto combinato dell’aumento dei prezzi dei carburanti e dell’accoglienza negativa riservata alla finanziaria ha minato il clima di fiducia, per cui i consumatori britannici sono ancora restii a spendere. Benché ciò non riuscirà a far deragliare la crescita, più l’economia del Regno Unito tentenna, più diventano evidenti i limiti di una legge di bilancio tutta “tasse e spesa”. Lo spostamento di maggiori risorse sulla spesa pubblica – caratterizzata da bassa produttività – non fa che alimentare l’inflazione e rallentare i tagli dei tassi d’interesse da parte della Bank of England. C’è un disperato bisogno di riforme che sblocchino la produttività e stimolino la crescita a lungo termine prima che queste criticità diventino problemi strutturali insormontabili.
I risparmi britannici raggiungono livelli record, in linea con quelli recessivi
Fonte: Columbia Threadneedle Investments e Bloomberg, al 30 settembre 2024. Le linee orizzontali mostrano
Il calo dell'inflazione e dei tassi sostiene le azioni, ma molto è già inglobato nei prezzi
Il calo dell’inflazione e dei tassi d’interesse a livello globale rende le azioni interessanti, soprattutto negli Stati Uniti, ma molto è già inglobato nei prezzi. Tuttavia, manteniamo un orientamento positivo sui titoli azionari perché la storia dimostra che i titoli costosi tendono a diventare ancora più costosi. Queste discrepanze valutative si risolvono solo con una generale correzione del mercato. Di norma, le correzioni generali tendono a essere innescate da un aumento dell’inflazione, da una recessione o da un crollo del mercato obbligazionario. Tuttavia, non vediamo profilarsi all’orizzonte un aumento dell’inflazione né una recessione.
Sebbene i rendimenti dei titoli di Stato siano saliti partendo da livelli rasoterra, questi strumenti comportano rischi significativi. Giudichiamo positivamente le obbligazioni high yield anche se il premio di rendimento per il rischio di credito si è ridotto, giacché tale riduzione è stata esacerbata dall’abbassamento della duration del mercato, il che comprime il rischio di default.
I prezzi elevati delle azioni statunitensi sono giustificati
Premio al rischio azionario USA (rendimento degli utili dell'S&P 500 vs. decennali USA)
Fonte: Macrobond, al 4 dicembre 2024.